Bologna: beata tranquillità

Peccato. Peccato veramente, perché si poteva dare uno scrollone alla massa delle ‘piccole’ (beh, ma piccola non lo era anche il Bologna fino a poco tempo fa? O lo è ancora?) e dare maggiore senso al campionato. Era un po’ che non scrivevo sul Bologna, causa viaggi di lavoro e non, e forse anche perché prima di scrivere aspettavo qualcosa di importante, uno sblocco definitivo verso l’alta classifica… Purtroppo il decollo non c’è stato. Così scrivo questo post conscio che avrò ben pochi lettori…. Perché quando non si vince la ’odiens’ cala vistosamente. Comunque. Dai, siamo seri, era assurdo anche solo sognare di Europa League. Facciamo un passo alla volta: va benino lo stesso anche questo terzo 0-0 consecutivo nell’ennesimo finto derby. Perché i patemi di salvezza sono un tema che per una volta non ci riguarda. E personalmente la trovo una goduria. Perché allora non bearci di questa dorata tranquillità? Ora passiamo pensare al bel gioco e a costruire il futuro, partendo da un’iniezione di entusiasmo e fiducia che ci deriverà dal mantenimento e possibilmente del miglioramento di un nono posto insperato. Posizione per la quale faccio la firma or ora. Contro una squadra barricadera come il Carpi di oggi, tutti i Bologna di tutte le epoche (a parte quello dei favolosi anni ’60) l’avrebbero anche potuta perdere. E invece tutto sommato si è giochicchiato bene

(nella foto, dalla pagina ufficiale Facebook del Bologna FC 1909 la spettacolare rovesciata di Gastaldello che porca miseria ha incocciato nella traversa!)

Notoriamente, però, il pubblico bolognese è ipercritico ed esigente. I primi mugugni, in questa fase di salvezza ottenuta in anticipo, fanno parte del gioco. E se servono a dare stimoli in più ben vengano. Ma li trovo per ora fuori luogo. Vediamo prima che succede con l’Inter. Poi seguono partite rognosissime come l’Atalanta fuori, il Verona in casa (pericolosa come questa col Carpi) e la Roma in trasferta. Io confido in 7 punti, 3 dei quali non verranno necessariamente dal Verona. Ma temo anche la ‘crisetta’ di fine campionato per appagamento. Temo i 3 soli punti, ma in cuor mio confido che ne abbiamo nelle gambe almeno 9.

Detto della partita e delle prospettive delle prossime giornate, sono tre i temi forti che mi vengono a cuore: il primo è Destro, il secondo è  Donadoni con le sue ‘sirene’, il terzo è il divieto della trasferta a San Siro per i bolognesi.

Destro: i centravanti bisogna lasciarli tranquilli. Ci deve pensare Donadoni a pungolarlo e strigliarlo; e mi sembra lo stia facendo. Lui non è un fenomeno, ma un buon giocatore di fascia medio-alta, sicuramente fra i primi 7-8 attaccanti di nazionalità italiana, e credo che abbia un certo peso e che tenga impegnate le difese avversarie anche quando sembra che non ne abbia voglia. Intoccabile, per ora. Su di lui, dobbiamo investire anche in pazienza: ma vi ricordate Cruz e Anderson? Forse non sono stati dei bei calciatori che hanno lasciato il segno a Bologna? Però, i primi anni, quanto malcontento…. Per Destro, tra l’altro piuttosto giovane, potrebbe essere lo stesso. A meno che non lo freghi il suo carattere, forse non abbastanza freddo per la pressione della serie A ad alto livello e tanto meno per la Nazionale. Ma spero di sbagliarmi.

Donadoni: per ora non mi preoccupo. Lui è abbastanza serio e freddo per rimanere concentrato e portarci a grandi risultati nel giro di 2 o 3 anni. Poi andrà via di sicuro (spero non prima di 2 anni). Ma nessuno è insostituibile. E i cicli degli allenatori devono essere relativamente brevi per essere vincenti. Punto.

La trasferta con l’Inter: non vorrei apparire troppo ‘tifoso’, ma a naso mi sembra assurdo che il pubblico di Bologna venga così penalizzato. Lascia pure che vi siano teste calde nella curva, lascia pure che non sia bello lo spettacolo di un centinaio di persone – non di più – che urlano slogan all’arrivo della Juve, ma per un ‘ciocco’ non si sa dove scoppiato e non si sa da chi tirato, montare un caso tale da vietare la trasferta a una tifoseria fra le più corrette d’Italia, mi sembra una grande ingiustizia. Allora, se c’è un Dio del calcio, e c’è, perché siamo andati in serie A per sghetto dopo che un Saputo ci ha salvati, Mancini si deve preoccupare un po’ della partita con il Bologna… E non sarebbe male se in 2000 si andasse davanti – non dentro – a San Siro a farsi sentire.

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