Bologna città aperta

La bella e ospitale Bologna. Città aperta. Dove i gggiovani da tutta Italia vengono a scrivere sui muri, a pisciare per terra, a lasciare cartacce e bottiglie rotte sul selciato, a fare manifestazioni democratiche, a distruggere biblioteche. Ma anche dove gli ultras da tutta Italia si addossano sui gradoni della curva San Luca (sta a vedere che ci toglieranno anche quella) a tuonare i loro Bolognese pezzo di merda e Bologna Bologna vaffanculo con grande gusto, incontrastati e impuniti. Dove con un bandierone azzurro ci si mette nei distinti centrali occupando il posto degli abbonati bolognesi che hanno regolarmente pagato. Dove si celebra in 10.000 in tutta sicurezza una vittoria per 7 a 1 che rimane nella storia, dopo gol stupendi scartando il portiere e tirando nel sette, come i grandi contro i piccoli al campetto dei giardini. Dove si viene a maramaldeggiare, a vincere in contropiede all’ultimo minuto in 9 contro 11, dove si entra nella storia dalla parte giusta mentre noi ci entriamo alla rovescia (e subito dopo, per non perdere l’abitudine, si perde in trasferta 3 -1 dopo essere stati in vantaggio fino all’ottandaduesimo, con un torto arbitrale tanto per rendere la cosa più dolorosa). Domani, con l’Inter, in 26.000 spettatori. Probabilmente almeno 8000 dei quali scioccamente interisti di Bologna e dintorni. Comodo però tifare per le cosiddette grandi. Voi non sapete come non sia mai monotono tifare per il Bologna. Colpi di scena e imprese storiche come se piovesse. All’incontrario. Gioia ed entusiasmo non sono cose di cui abbiamo  diritto qui. Quindici sconfitte in casa su 31 partite in 2 anni. Annusi il fatidico decimo posto, la parte sinistra della classifica, nemmeno il tempo di sognare un po’ che il destino ti prende a mazzate. Diventiamo miracolosamente una società seria, affidabile, con prospettive, dopo anni ingloriosi e vergognosi,  grazie a un signore ricco ma anche bravo e distinto, e già ai primi rovesci nell’ingrata città aperta emergono i detrattori, gli invidiosi, gli affossatori del progetto… Mai una gioia, capito? Il calcio qui è brutto, qui è dramma, farsa, barzelletta. Domani, però basta. Perché poi il Bologna si ama lo stesso. (E noi-non-siamo-in-te-risti!)

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