Pura Bellezza. A Carezza

La Bellezza. Quella pura, con la B maiuscola. Qui a Carezza ci si immerge nella Bellezza (nonostante le ferite ancora profonde della tempesta Vaia, accidenti!). Certo, nel Dolomiti Superski ci sono diverse aree sciistiche più grandi e rinomate. E il  vostro ski-writer per le piste al cospetto del Rosengarten ha un vecchio grande amore mai sopito (nulla che riguardi la sfera sentimentale, parliamo esclusivamente di aspetto professionale… Qui iniziò la sua ‘carriera’) e quindi non è imparziale. Ma oggettivamente in poche zone sciistiche al mondo si raggiunge una tale intensità ‘estetica’. Siamo appena a una ventina di chilometri da Bolzano, in testa alla Val d’Ega, di cui l’allungato paese di Nova Levante, a circa 1200 metri, è il centro principale, affiancata a nord dalla valle di Tires, e a sud dall’altra stazione di Obereggen e dagli altipiani di Nova Ponente e Monte San Pietro. Alla fine di una soleggiata giornata invernale, attardarsi un poco sulle piste da sci o sulla terrazza di un rifugio di Carezza, vuol dire assistere al trionfale spettacolo a metà tra il romantico e il drammatico dell’Enrosadira. Qui è il suo teatro d’elezione, il ‘Giardino delle Rose’, meglio noto come Catinaccio/Rosengarten. Patrimonio dell’Umanità Unesco. E’ la leggenda più famosa delle Dolomiti, che nella versione rielaborata da Karl Felix Wolff agli inizi del novecento – pare che il nome stesso Rosengarten sia di suo conio – spiega perché le montagne si arrossano: per un incantesimo ‘difettoso’. Re Laurino, infuriato per non aver avuto la principessa Similda anche per colpa del tradimento dei sudditi (i nani), pietrificò il suo regno con l’amato roseto: che non doveva più vedersi ‘né di giorno né di notte’. Dimenticando il crepuscolo…

Ebbene, dalle piste da sci, in prevalenza esposte a sud ovest, si toccano con mano quelle pareti che si ‘incendiano’. Magari dalla Laurin’s Lounge (un rifugio di ultima generazione a 2300 metri, che contrasta con l’attiguo storico rifugio Coronelle).

Perfino la neve sembra assumere riflessi aranciati, solo per qualche istante, mentre di fronte troneggia il Latemar, altra icona delle Dolomiti. E a sud ovest, si stende allo sguardo un arco di lontane montagne scintillanti, dal Gruppo del Brenta alle Alpi austriache, passando per l’Adamello e l’Ortles-Cevedale. Oltre a ispirare tante leggende nei secoli (Le bambole del Latemar, la ninfa di Carezza, la leggenda di Masarè e altre), già ai tempi pionieristici del turismo climatico fu proprio l’allure romantico della zona a dare  impulso alla costruzione dell’ardita ‘Grande Strada delle Dolomiti’. A partire dal 1860 iniziò a violare  l’orrido del tratto iniziale della valle, scavato nel porfido dal rio Ega, per arrivare poi nel 1909 a collegare Bolzano con il passo di Costalunga, la Val di Fassa e Cortina. Grazie anche a questa vicinanza a Bolzano, l’area sciistica di Carezza è stata una delle mete più famose fra il popolo degli sciatori negli anni del boom. Il successo durò fino all’avvento dei grandi caroselli sci ai piedi. Pur vantando uno zoccolo duro di frequentatori abituali l’area, però, iniziò a soffrire, fino a rischiare addirittura la chiusura. Finché una decina di anni fa non arrivò il rilancio grazie all’ing. Georg Eisath, padre dell’ex nazionale di sci Florian e cofondatore di quella Technoalpin che, partendo dai primi esperimenti di Obereggen, ha diffuso nel mondo i sistemi di innevamento programmato. A Carezza sono stati allora prima riattivati i gloriosi impianti Laurin II e Latemar, poi facilitati i collegamenti sci ai piedi con il Passo Costalunga e la storica pista Latemar (ora Pra di Tori, una splendida nera adatta anche per allenamenti, esposta a nord TOP PISTA 1) mediante una cabinovia; e ancora è stata posta in opera la grande seggiovia Tschein, ed è stato integrato pienamente il paese di Nova Levante con il resto del comprensorio. Il prossimo step è ambizioso. Una nuova cabinovia in 2 tronchi dalla Frommer Alm alla Laurins Lounge che sostituirà seggiovie fisse, a servizio dei tracciati spettacolari come la nera Coronelle (TOP PISTA 2). Questa come spettacolarità la metto quasi al pari del Canalone delle Tofane e della Forcella Rossa di Cortina.

La ski area Carezza conta 40 km di piste perfettamente collegate fra loro (55% facili, 30% medie, 15% nere). Il fulcro si trova in località Carezza a circa 1600 m di altitudine poco sotto il passo Costalunga, dove parte la seggiovia quadriposto Paolina, asse portante del comprensorio. Alla sua base si trovano i principali servizi, compreso splendidi baby park, rifugi e ristoranti. Questa, con possibilità di scendere a tre quarti di percorso per evitare ai meno esperti un tratto difficile proprio ai piedi dei bastioni della Roda di Vael nel Catinaccio, serve la splendida omonima pista Paolina (TOP PISTA 3) con alcune varianti, larghissima  e caratterizzata a metà da un inusuale half pipe naturale al centro. Spostandosi verso Nova Levante, si scia su pendii molto dolci e rilassanti, ideali per un tour fra i boschi accessibile anche ai principianti o quasi. L’impianto Koenig Laurin (che verrà smantellato con la nuova cabinovia) porta al Laurins Lounge nel punto più alto e spettacolare  del comprensorio a 2337 metri, perfetta per l’ultima solitaria discesa nella luce magica dell’Enrosadira. Evolendo si può sciare in continuo fino a Nova Levante per quasi 5 km.

Questo sviluppo non va contro la sostenibilità. L’anima green porta non a semplicemente verniciare di verde l’immagine, ma verso concreti e pregnanti progetti innovativi per ottimizzare i consumi energetici relativi all’innevamento e alla battitura delle piste: una sorta di ‘innevamento di precisione’, cioè solo dove serve e quando serve.


Pra de Tori, già Latemar

Tip per il soggiorno: il Moseralm****s, grande albergo isolato, ben organizzato e ricco di confort, con nuovissima ala con suite e spa. Si esce con gli sci ai piedi, al centro del comprensorio.

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