Architetture alpine contemporanee
Anche nelle stazioni sciistiche più anonime e ‘brutte’ c’è sempre qualcosa da scoprire e da apprezzare. E a volte quello che pensate sia un ecomostro, magari è un’opera architettonica che sta sui manuali specializzati. Perfino il tristemente famoso ‘rudere’ di Cervinia, in realtà è un bel pezzo di architettura, e sempre a Cervinia si nasconde la ‘Casa del sole’ di Carlo Mollino. E che dire delle torri a rampa elicoidale e a pianta cilindrica degli alberghi Monte Sises Torre e Duchi d’Aosta di Sestriere (progetto di Bonadè Bottino), o degli chalet di Megéve: sono delle icone, che possono piacere o non piacere. Ma sono un po’ ovunque i gioiellini nascosti, come lo chalet di Carlo Mollino, ancora lui, architetto visionario degli anni 30-40, a Sportinia e Sauze d’Oulx. E ora lo stile alpino contemporaneo, che in Austria e Alto Adige (basta pensare solo al Vigilius Resort di Matteo Thun e decine di altri esempi di case private, aziende, edifici civili e hotel) ha preso piede e fatto scuola, con molti esempi felici su tutte le Alpi.
Per chi volesse approfondire l’argomento c’è un bel libro della Priuli e Verlucca (2013), “Architettura alpina contemporanea”, di Roberto Dini e Antonio De Rossi, della casa editrice torinese tra le più vivaci e qualificate sui temi di montagna. Un viaggio attraverso le Alpi italiane, francesi, svizzere, austriache e slovene, alla scoperta dei più importanti progetti di architettura alpina degli ultimi 25 anni. Sono più di 200 edifici presentati e illustrati: dai grandi interpreti dell’architettura contemporanea in montagna – Peter Zumthor, Gion A. Caminada,
Bearth & Deplazes, Valerio Olgiati, Hermann Kaufmann, Jürg Conzett, Cino Zucchi, Gabetti &
Isola –, fino alle molte realizzazioni di qualità di tanti progettisti locali. Nel saggio introduttivo viene poi inquadrata la recente produzione architettonica montana in rapporto alle trasformazioni economiche e culturali delle Alpi di oggi e alla storia dell’architettura alpina dell’Ottocento e del Novecento.