Aspettando il derby dell’Appennino: ma allora Gigi Collina teneva per il Bologna…?

Che roba, quella mia prima trasferta a Firenze. Da pelle d’oca, come se fossi ancora lì, 44 anni dopo. Quando eravamo in 4000 o 5000 (ma era la percezione o la realtà?), i cori in stazione facevano tremare i piloni e dai finestrini dei treni strabordavano braccia e bandiere rossoblu … Era il 2 dicembre 1973, piena crisi petrolifera. La prima domenica di ‘austerity’: buio alle 23, illuminazioni pubbliche spente, tutti a piedi o con mezzi pubblici. Partenza da una Porta Saragozza spettrale, ancora immersa nel buio, con l’autobus  38, a un orario assurdo, forse le 7.30. Armato di bandiera, andavo a prendere Marco Passini, mio compagno di banco al Minghetti, che stava in via Montefiorino. Da lì avremmo poi proseguito per la stazione, in comitiva, per prendere il mitico ‘treno rossoblu’. Ad accompagnarci, il fratello più grande di Marco, Stefano (che sarebbe poi diventato giornalista sportivo). E sapete chi era il quarto compagno di trasferta? Un tredicenne Pierluigi Collina*. Sì, lui. Pier–Lui-gi–Col-li-na, quello che sarebbe diventato l’arbitro migliore al mondo: e qui c’è il primo scoop. Lui, da piccolo, stava in zona Stadio e teneva per il Bologna. Sicuro, ve lo dico io che ci sono stato a Firenze assieme (e forse anche a Cesena qualche mese dopo, per un orribile 0 a 3)!!! La fede per la Lazio l’avrebbe confessata solo molto dopo, a carriera conclusa. Marco Passini, invece, detto poi il ‘Pass’, è stato colui che mi ha portato in trasferta e in curva. Quelli erano gli anni dei Commandos, e subito dopo della nascita dei Forever Ultras. Purtroppo, dopo averlo perso di vista, ho saputo che il ‘Pass’ è scomparso prematuramente nel 2014, e solo allora appresi che in curva Bulgarelli era ancora molto conosciuto, tanto che gli è stato dedicato uno striscione.

(Qui sopra, Marco Passini). Ma torniamo alla spedizione a Firenze. Da brividi l’ingresso in stazione e la salita sul treno. Eccitazione, cori, viaggio tutto fuori dal finestrino alla vista delle prime case toscane dopo le gallerie. Viola viola vaffanculo: il grido era già di moda. Quando scendiamo alla stazione secondaria di Campo di Marte (non a Santa Maria Novella), non lontano dallo stadio, una marea umana rossoblu, guidata dal Bimbo, invade le strade. O meglio, a me sembrava una marea umana, magari eravamo solo in 700-800, chissà… Se ben ricordo, c’era già un po’ di scorta della forza pubblica… in corteo ci dirigiamo verso lo Stadio, smoccolando contro gente che ci infamava dai balconi. Qui ho ricordi più sfumati, ma alcuni sono ancora vividi. Dentro lo stadio, quasi tutto pieno, il nostro settore era in basso, in una specie di distinti laterali fra la tribuna centrale e la curva Ferrovia.  A me sembrava di essere in un casino e di fare un tifo bestiale. Però a onor del vero ricordo che già allora rimasi impressionato dal tonante coro che arrivava nitido dalla pur lontanissima curva Fiesole, covo di quelli della Fiorentina (foto sotto): Vi-ò-la, Vi-ò-la, Vi-ò-la. Tanto di cappello. Altro ricordo: anche la gente della tribuna ti provoca e ti riempie di insulti, non come nella paciosa Bologna, dove non succede mai niente e da tifoso ospite puoi andare in prima fila sul posto di un abbonato a sventolare una bandiera (azzurra del Napoli). Comunque noi 2000 (o 5000?) ci difendevamo assai bene con la voce. La partita – arbitro Luigi Agnolin – la ricordo una sofferenza, culminata con l’autorete di Tazio Roversi al 60’. Ma poi, dopo pochi minuti… un pallone colpito di testa a pallonetto si infila lentamente nella porta della Fiorentina. Gooooolllllll. Era Roberto Vieri, il padre di Bobo, che in quei due anni a Bologna ci deliziò di alcuni bei colpi le poche volte che non era infortunato. Tripudio. Insieme a Bologna-Pescara per la serie A del giugno 2015, una delle mie più grandi gioie da tifoso. Finirà 1 a 1. Un buon risultato, quando c’erano i 2 punti per la vittoria.

La giornata successiva, ci sarebbe stata una succosissima Bologna Inter in casa. Non andai allo stadio quella volta, però. A 14 anni i soldi in tasca non si potevano ancora chiedere ai genitori dopo una trasferta, ma riuscii a entrare a 15 minuti dalla fine (all’epoca, i cancelli aprivano un po’ prima del fischio finale),  giusto in tempo per il terzo gol di Ghetti al 77’: 3 a 0 per il Bologna! Eravamo in alta classifica. Beh, in fondo erano passati solo 10 anni dallo

scudetto… ma poi fineremo a 29 punti, né carne né pesce. I prodromi della decadenza.

Qui sopra il settore dove eravamo noi bolognesiE qui Pierluigi Collina, mai confesso tifoso rossoblu

*Ogni volta che il Bologna gioca a Firenze con la Fiorentina, i ricordi di quella trasferta affiorano, vivi e prepotenti. Ne avrei poi fatte altre. Non quella tragico dell’89, del povero Ivan dall’Olio bruciato con la molotov: li fortunatamente non c’ero. So che molti dei presenti rimasero segnati per sempre e non rimisero più piede in uno stadio.

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