Bootfitting, nuovo approccio ‘culturale’ per rendere lo sci un piacere
“Se un cliente insiste per uno scarpone da sci più grande del proprio numero di scarpa normale, piuttosto non gli vendo nulla e lo mando da un’altra parte”, proclama convinto il ‘Bimbo’. Una vera personalità del mondo dello sci, nel bolognese e non solo, Claudio Bartolotti, ma per tutti il ‘Bimbo’, è il titolare del ‘CRAS Dal Bimbo’ (CRAS era il vecchio nome che significava Centro Riparazioni Attrezzi Sciistici), in quel di Zola Predosa: l’altro giorno ha esordito così, in modo quasi politicamente scorretto, nel presentare un’iniziativa del gruppo Rossignol Lange che lo aveva appena visto protagonista. Si tratta appunto di un progetto innovativo per la formazione di ‘bootfitter’ (letteralmente, adattatori di scarponi) nei punti vendita italiani, per il quale è stato scelto ‘come cavia’ (o meglio, allievo modello) della prima edizione pilota proprio un negozio cult come CRAS Dal Bimbo.
In effetti, solo uno come il Bimbo può permettersi di ‘trattare’ così il cliente (che non è trattare male ma guidarlo con competenza e autorevolezza, quasi con affetto), senza perderlo. Più che negoziante, il Bimbo è uno skiman e un influencer, una sorta di istituzione (pur non essendo affatto vecchio), che con il suo fare un po’ spiccio ma gioviale, tipicamente emiliano, ha il consiglio giusto per tutti. E non a caso il negozio è diventato un punto di riferimento per atleti e appassionati da tutta la regione.
Personalmente conobbi da cliente il Bimbo tanti anni fa, quando era in ‘bottega’ con Agostino Berselli nello stesso negozio, che all’epoca era molto più piccolo. A quei tempi collaboravo al Carlino e mi venne in mente di dedicare un articolo, a questi ‘maghi delle lamine’, che avevano già clienti da ogni dove nei primi anni ’90. Da quel momento Il Bimbo mi è ancora oggi riconoscente, quando invece dai tanti di cui ho scritto il più delle volte non arrivava nemmeno un grazie. Poi anno dopo anno il negozio si è espanso acquisendo sempre un pezzettino nuovo di magazzino: “Se continui così arrivi fino a Ponte Ronca…” (la frazione vicina ndr), gli ho detto.
Ma torniamo all ‘Università dello Scarpone’: il docente di questo format targato Rossignol è Stefano Macori, valdostano, maestro dell’arte del bootfitting, 16 anni di esperienza in Coppa del Mondo, con le squadre italiane e canadesi. Lo scarpone da sci, infatti, è una scelta delicata non solo per l’atleta ma anche per l’appassionato. Per la paura di ritrovarsi ai piedi un attrezzo che ‘fa male’ al costo di diverse centinaia di euro, in effetti lo sciatore ‘della domenica’ rimanda l’acquisto, a costo di tenersi un rottame o poco più… E allora, la sfida Rossignol è quella di portare un po’ del know how di derivazione agonistica nel mondo consumer. Perché c’è piede e piede, e l’adattare la scarpa all’anatomia dello sciatore è certamente la nuova frontiera.
“Il segreto è considerare la persona a 360 gradi e saper leggere il sistema piede-scarpa-sci”, dice Stefano Macori. Le scarpe infatti sono progettate per il ‘piede medio’, ma questo va bene per l’80% delle persone. L’altro 20% ha bisogno di adattamenti. «La corretta misurazione del piede è un concetto che sembra banale ma non lo è, e lo stesso possiamo dire per la valutazione dell’appoggio» aggiunge Macori. Spesso il fastidio dipende dai diversi appoggi del piede, che variano molto da persona a persona. E così, attraverso vari step e moduli di corsi di impegno crescente, i negozianti (ma anche gli appassionati) possono imparare i segreti di termoformatura, solette step-in, plantari a tre archi, canting , lavorazioni su scarpette a iniezione , plantari full custom, deformazione a caldo, allungamento scafi, metodi di raffreddamento, fresature… Un lavoro insomma quasi all’antica, ad alto contenuto di manualità: che sia nata una nuova professione dello sci?