Gardenissima, Fede Brignone e altre storie di fine stagione

Federica-Brignone-Nicolas-RaffortQuando domenica scorsa 3 aprile, alle 9 di mattina, alla partenza della cabinovia della Saslong in Val Gardena, ho visto Federica Brignone, con il fidanzato, il nazionale francese Nicolas Raffort (con l’amica atleta Marie Jay Marchand-Arvier), consultare la mappa del Sella Ronda prima di salire come turisti qualsiasi, ho pensato che il fascino delle Dolomiti seduce anche dei professionisti reduci da una dura stagione… Bello. D’altronde lo ripete sempre nelle interviste la Fede, che a lei sciare piace un sacco sempre e comunque (a differenza di altri atleti, concentrati solo sulle gare e gli allenamenti). Sì, i due fidanzatini sciatori si sono concessi un Sella Ronda in privato, proprio al pelo (il 3 aprile è stato l’ultimo giorno): curioso che per loro sia stata la prima volta. Eppure di sciare ne avranno ben avuto abbastanza… Il giorno prima avevano anche gareggiato entrambi nella mitica Südtirol Gardenissima (4° assoluto lui, 11° lei, ma 2° delle donne, vinta da Blardone, con 701 partecipanti e 19 nazioni rappresentate, per il dettaglio vedi qui: http://www.dovesciare.it/news/03/04/2016/val-gardena-a-max-blardone-e-ilka-stuhec-ledizione-2016-della-ardenissima). Naturalmente il giro dei 4 passi lo hanno fatto alla loro velocità,  e si dà il caso che dovessero rientrare a Courmayeur per le 17… Difatti, io che facevo lo stesso percorso non con loro,  ma con altre ski legends come Peter Runggaldier e Konrad Bartelski sempre nell’ambito del programma post Gardenissima, non li ho più visti…

Cosa c’entra la Gardenissima, che per inciso era alla sua ventesima edizione ed è considerata il gigante ufficiale più lungo del mondo, con il Sella Ronda di fine stagione? C’entra c’entra, ed è la dimostrazione in più che anche con la stagione ormai agli sgoccioli e la neve supermolle (ma come sapete a me la ‘Fun pappa’ piace un tot) si vivono ancora esperienze sciistiche entusiasmanti. Con piste deserte, eventi di apres ski, concerti, gare un po’ ‘pazze’. Le spassose (per chi le guarda) ‘feste delle pozze’, in cui si fa a gara a tuffarsi con i più bizzarri mezzi di scivolamento (mitiche quelle a Plan de Corones, o la Pozza di Mat a Bormio, vedi  http://www.dovesciare.it/news/02/04/2016/la-pozza-dei-matt-a-bormio)  e non solo quelle. Intendo quelle vie di mezzo fra la festa e la gara agonistica: cito a memoria per esempio il White Ring a Lech, una gara-circuito che prevede anche risalite, 22 km di discesa, 5500 m di dislivello e 1000 partecipanti; o l’Inferno Rennen a Mürren in Svizzera (alla 75 edizione a gennaio 2017)!, o la Discesa delle Streghe (Hexenabfahrt) a Belalp in Vallese.

Ma il top fra le gare ‘strane’ per lo spessore tecnico è proprio la Südtirol Gardenissima.

Start-Ilka-StuhecDa urlo, per l’atmosfera, il panorama, la festa finale dove ci si mischia con gli sciatori famosi, tutto. Il bello è la possibilità per lo ‘sciatore della domenica’ (o quasi: una certa resistenza e capacità tecnica sono preferibili) di provare a sfidare i campioni di ieri e di oggi (c’erano fra gli altri Peter Rungalldier, Luca Senoner, Maria Rosa Quario, Konrad Bartelski, Marc Girardelli, Isolde Kostner…), sullo stesso identico tracciato, nonché di confrontarsi e socializzare con loro. E poco importa se loro ci mettono 4 minuti ad arrivare al traguardo e noi ce ne mettiamo 6 o 7 di minuti… l’importante  è divertirsi e ‘sopravvivere’ alla neve trasformata e alla lunghezza della pista. La seconda esclusività: la lunghezza, ben 6 km con 1055 metri di dislivello con 115 porte, sulle piste stupende del Seceda* e poi del Col Raiser, fra Selva/Santa Cristina e Ortisei. Ma com’è il percorso?

Si parte sul panettone del Seceda: ogni 30 secondi a 2 a 2, su tracciati paralleli nel muro iniziale, che poi confluiscono in uno unico dove è ammesso il sorpasso, e allora diventa quasi un boarder cross… In partenza, fra un brulicare di atleti e addetti, non so se stordisce di più il panorama verso Odle, Cir, Puez-Gardenaccia, Sella, Dolomiti del Cadore e dell’Agordino, Sassolungo, Catinaccio, Sciliar.. . tutto! O se è più l’eccitazione della gara, perché la prima parte, più pendente, ha sempre neve dura primaverile, tipo firn… bella ma insidiosa per chi non ha sci preparati… Le porte relativamente strette in questa fase limitano la velocità ma fino a un certo punto: si viaggia già sui 60-70 kmh… Poi la pista si restringe, sfiora baite e fienili fra brevi cambi di pendenza e falsopiani da fare a uovo. La neve è già molle, incisa da grosse buche, e la fatica si sente. Poi la pista piega a destra sotto il Col Raiser entrando nel bosco… interminabile… Di nuovo un tratto piuttosto pendente… poi è tutta dritta, tipo un grande campo scuola dove però mantieni velocità fra porte filanti, rese difficili da enormi buche… Il traguardo, finalmente. Esausto.

*A proposito di piste lunghe: sempre dal Seceda, a oltre 2500 metri, parte anche la ‘Longia’, 10 km fino a Ortisei, fra curvoni e tratti di pendenza dolce dove puoi anche rilassarti un attimo. E’ una delle mie piste preferite delle Alpi.

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