Inequivocabilmente Italian style
Da bolognese che guarda con compiacimento (e con… un pizzico di ansia) a certi fermenti socio-turistici che stanno interessando il centro storico, ero curiosissimo del nuovo Emporio Armani Caffè e Ristorante, all’interno della Galleria Cavour. Se ne è parlato tanto: apre, non apre, ma quando apre… ed eccolo finalmente. Ha appena inaugurato e sono andato a provarlo subito, personalmente. Che ne penso? Penso che locali internazionali siano assolutamente necessari a Bologna per qualificare l’offerta gastronomica e turistica in generale e per elevare il tasso di ‘metropolitanità’. Non possiamo andare avanti a taglieri e street food… Poi non è detto che ci andrò una volta al mese. Non è detto che questo ristorante mi cambi la vita. Ma per un certo pubblico cosmopolita rappresenterà una rassicurante certezza. È il secondo Emporio Armani Caffè aperto dal Gruppo Armani in Italia e “rientra nella strategia del Gruppo volta a rafforzare la presenza nell’ambito della ristorazione. L’equilibrio tra locale e internazionale è per noi vitale, ed è in linea con il messaggio di Emporio che ha uno stile moderno e metropolitano”, ha dichiarato in persona Giorgio Armani.
E anche a me è piaciuto. Per l’ambiente contemporaneo ma non sopra le righe, per il servizio accurato. E per il cibo in sé: una proposta misurata, saggia, per quello che deve essere un locale del genere. Ci sono menù differenti per il lunch e per la cena, accomunati – come recitano i comunicati ufficiali dell’azienda – dalla filosofia degli Emporio Armani Caffé: piatti inequivocabilmente italiani, semplici e classici, ben realizzati, prestando massima attenzione alla qualità delle materie prime. La prima affermazione è assolutamente vera e coincide con una scelta che approvo. Ci sono i classici del territorio e alcuni classici milanesi, tipo tagliatelle, taglioline, cannelloni, risotto, gnocchi, la cotoletta alla bolognese. Il risotto Armani (foto più avanti), nella sua semplicità, mantecato al parmigiano, presentato con il giallo vivo dei pistilli di zafferano al centro, sono convinto che sarà il piatto forte, il vero signature dish del locale.
Poi ho provato la sogliola alla mugnaia (foto in fondo), questa presentata in modalità più rivisitate e geometriche, con un leggero pure di patate, e verdure di stagione. Piatto equilibrato, nel quale forse avrei voluto riscontrare un po’ di più l’aspetto ‘alla mugnaia’. In cucina, a titolo di cronaca va detto che come mero esecutore – in questo caso, non creatore quindi – di piatti già decisi dall’azienda c’è Ivan Poletti, già alla Cantina Bentivoglio. Mentre al management del ristorante c’è una famiglia di ristoratori (Trattoria La Rosa) di Sant’Agostino (FE), che ha portato la sua professionalità ma anche tocchi personali e sfizi come il suo cavallo di battaglia bignè al tartufo nero (foto sopra). La seconda cosa, quella delle materie prime, la dicono tutti. Nulla di rivoluzionario. Ma confermo che l’approccio alla stagionalità e alle materie prime rigorosamente scelte è corretto. Ora, in vista dell’estate, arrivano suggestioni mediterranee e molto green (con un’osservazione puramente soggettiva, che a me i piatti ‘troppo vegetali’ non piacciono, ma che, tipo la Misticanza Armani, possono trovare largo favore).
I prezzi: non crediate che siano fuori dal mondo. Anzi. Non spendi 100 euro. Ne spendi 50, bevande escluse, e forse anche meno, ma in un ambiente impeccabile nel salotto di Bologna. Ma scommetto che per le piccole invidie e lo snobistico/autolesionistico provincialismo di questa città non mancheranno i detrattori su questo punto.
Quanto all’aspetto estetico, mi sembra degno di nota che nel Caffè Armani bolognese il concept sia stato ideato personalmente da Giorgio Armani in collaborazione con il suo team di architetti. Lo spazio si sviluppa su una superficie complessiva di 300 metri quadrati e comprende una zona caffè, una zona ristorante di circa 100 metri quadri per una capienza di 42 ospiti e un dehors di circa 60 metri quadrati da 25 posti, l’una di fronte all’altra nel primo ramo a sinistra di Galleria Cavour entrando da via Farini. Molto interessante, perché va a rivitalizzare una zona della Galleria e in particolare una viuzza, via Massei, traversa di via Foscherari che prima rappresentava una sorta di ‘retro’ della galleria e dell’Archiginnasio. Motivo dominante è l’accostamento del legno chiaro e scuro a una particolare tonalità di azzurro, più intenso e lucido per le lampade a sospensione della zona ristorante. Il tocco di rosso delle lampade ‘Diogene’ Armani/Casa aggiunge un accento inatteso. Due portali in metallo bronzato segnano i passaggi dal Caffè al dehors e dal dehors al Ristorante, che creano uno spazio unico, l’uno di fronte all’altro.
Le pareti della zona bar, che occupa circa 30 metri quadrati, sono rifinite in marmorino perlaceo. Il bancone laccato effetto canneté abbina il color champagne all’azzurro del piano, e ha sul fondo un grande specchio impreziosito da una rete metallica intrecciata con tessuto naturale. Parte del bancone funge da espositore per Armani/Dolci, con i prodotti esposti su mensole a forma di petalo. La pavimentazione in legno di rovere chiaro posato a spina di pesce rende omogenei i diversi ambienti e fa da sfondo agli arredi: tavoli e sedie ‘da regista’ in legno scuro e tessuto azzurro e divanetti in pelle dorata. I pannelli alle pareti richiamano il motivo a rete e specchio della zona caffè. La wine cellar a vista mostra una selezione della cantina.