Schröcken, Warth: nomi impossibili, ma posti bellissimi. Ebbene, segnateveli questi due paesini di alta montagna. Sempre sommersi di neve, incastrati in un angolino lassù, alla fine della valle, nella zona del Bregenzerwald in Vorarlberg,  rendono accessibile un megacomprensorio da sogno come lo Ski Arlberg, grazie a un nuovo collegamento impiantistico. Sì, proprio quello delle prestigiose stazioni sciistiche di St. Anton e Lech con oltre 305 km di piste (reali sci ai piedi). Ma accessibile perché? Era forse inaccessibile? In un certo senso sì, lo era. Perché anche gli sciatori più impallinati questa destinazione austriaca tendono a considerarla bella e impossibile: per la distanza, per i prezzi non per tutti, per la lingua ostica (e per le solite cose che cercano gli italiani ma ovviamente non ci sono MAI all’estero: l’acqua minerale a 1 euro, il caffè a 1,20, la pizza a 6 euro e la pasta sempre e comunque…). Tutto vero, eppure sono convinto che ogni appassionato che si rispetti non dovrebbe mancare un pellegrinaggio (o si dice experience adesso?) in questo tempio dello sci: considerando il livello degli impianti e delle piste (e dei fuori pista), l’innevamento, la qualità della ricettività, l’atmosfera internazionale, siamo veramente al top in Europa.

Io ero già stato alcune volte negli anni passati a Lech, e mi ricordo che mi aveva sempre incuriosito un versante ‘misterioso’ verso nord ovest, con lontani e immacolati panettoni di neve. In cima si scorgevano i piloni di una linea, ma non si vedevano piste… Sembrava tutto chiuso e sepolto di neve. Chissà che stazione, è mi chiedevo… poi ecco che lo scorso inverno ho avuto l’occasione di testare questo nuovo collegamento al suo primo anno in funzione.

Da Schröcken si può salire con la 6 posti Saloberjetbahn e poi scollinare subito giù per la esaltante rossa n. 258 Auenfeld, mentre da Warth l’impianto portante è la 6 posti Jägeralp-Express o la 4 posti Stafflalp-Express. Ma la vera chiave che ha aperto la porta d’ingresso allo Ski Arlberg da Warth e Schröcken (che da soli avrebbero ‘appena’ 62 km di piste) è stata l’Auenfeldjetbahn, cabinovia andata e ritorno che sorvola quelle solitarie distese innevate che vedevo da lontano, tra Oberlech e la seggiovia Sonnenjet che porta in cima al Saloberkopf: ecco, sui pendii di questo panettone si snodano le piste principali di Warth e Schröcken.

E se ‘aggredite’ lo Ski Arlberg partendo proprio da questi due deliziosi paesini Walser con case rustiche, baite e fienili, ma anche albergoni ski in ski out, scoprirete questo mondo fantastico di mega impianti e super piste, comprese quelle nel cuore dello Ski Arlberg, quindi con Lech, Zurs, Stuben, St. Cristoph, St. Anton. Con il vantaggio di poter fare base in esercizi dai prezzi accessibili, senza traffico alcuno, senza la folla immensa, perché poi a Lech rischi di spendere centinaia di euro al giorno e – altro problema – c’è spesso il tutto esaurito.

Sono piste fantastiche in campo aperto, delle vere ‘autostrade’, con tante varianti, rosse e anche nere (ad esempio la n. 251 Salober), ma sempre con la possibilità alternativa facile per chi non se la sente. Tenete presente però che la classificazione in Austria è un po’ più dura che in Italia, una rossa ha già qualche tratto quasi nero….

Una volta sulle piste di Lech (e dello Ski Arlberg in generale)… Beh, non mi dilungo a parlarne qui (vedi altri miei articoli precedenti), c’è da sbizzarrirsi: basti pensare all’innevamento quasi sempre da record in Europa, all’altitudine media notevole(il grosso delle piste fra i 1800 e 2500 m), o all’itinerario sci ai piedi lungo il carosello del Weisse Ring che tocca tutte le piste e le vette più significative dello Ski Arlberg; o alle mitiche ski route non battute (si fa per dire) e alle supernere in valloni selvaggi, come la Madloch… Qui mi limito a un paio di nuovi highlights che inducono alla sosta: il primo è la baita Der Wolf, da vedere soprattutto per l’architettura moderna tutto legno progettata dello studio di architettura Bernardo Bader, dalle linee pulitissime, ma anche per fermarsi per una pausa: la ristorazione è di standard elevato.

L’altro è lo Skyspace Lech, installazione sitespecific di James Turrell:  in pratica, una sorta di igloo-cupola sotterranea con un “buco nel cielo”, dove all’interno si vive una straniante esperienza visuale e meditativa, fra luce, spazio e tempo. Si trova poco sotto la stazione a monte della seggiovia Schlosskopfbahn o meglio ancora lungo la pista azzurra 210 (con una deviazione in una stradina) sotto la seggiovia Weibermand. Se si calcolano bene i tempi, ci si può fermare allo Skyspace prima di ritornare a Warth, poiché la stazione dell’Aussenfeldjet si può raggiungere direttamente dallo Skyspace, senza prendere un altro impianto.

Tutto fantastico, allora? A onor del vero un problemino c’è. Warth è lontano e isolato da tutto (e dall’Italia sono quasi 6 ore da Milano o Bologna), e per arrivarci bisogna fare un giro un po’ dell’oca lungo l’autostrada del Vorarlberg fino a Dornbirn e poi tanta strada normale (infatti un collegamento stradale più diretto da sud che passa per Lech in inverno è chiuso), oppure via Reutte-Lechtal. Ma la stazione sciistica merita talmente, che il viaggione non deve far paura. E l’isolamento (relativo) diventa un plus, perchè non c’è traffico di passaggio e una volta sul posto sembra davvero di trovarsi su un altro pianeta (sciistico)!

Info: https://www.warth-schroecken.at

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: