Le avventure di un (fondista) absolute beginner in Carinzia
Costringere me, accanito sciatore da discesa, a mettere gli sci di fondo, potrebbe sembrare quasi una ‘cattura’. E difatti i miei amici e colleghi ci giocano sempre un po’, quando mi capita di ‘dover’ fare sport invernali alternativi. Sanno che io vorrei andare a sciare sempre e comunque, neve o nebbia che sia. E a volte con una certa dose di divertito sadismo mi convincono a partecipare a una ciaspolata o a una visita culturale, durante i viaggi nei territori sciistici. Quando magari ci sono fior di comprensori da esplorare li’ vicino. Grrrr…. Così è stato l’altro giorno in Carinzia, a Villaco-Villach, di là dal confine di Tarvisio, dove, anziché sciare sulla ski area di casa dell’ Alpe di Gerlitzen o in quella più distante di Nassfeld-Pramollo, mi hanno portato al locale centro di sci nordico Villacher Alpen Arena, ben innevato nonostante le alte temperature. Ebbene, poteva essere per me una specie di… punizione. E invece, se non una rivelazione, mettere per la prima volta gli sci di fondo è stata un’esperienza che ha arricchito il mio bagaglio tecnico e culturale. Prima cosa, che forse molti sciatori da discesa non sanno, è che i centri fondo hanno una sorta di ‘country house’ al centro di vari anelli di lunghezza e difficoltà crescente. Qui si possono noleggiare i materiali, eventualmente sciolinare i propri, usare un deposito con armadietti, spogliatoi, servizi, bar… Tutto molto rilassato e friendly. Di solito c’e’ un contributo per accedere agli anelli, ma nessuno controlla, ma non serve perché il fondista ha un’etica.
Torniamo a me principiante (se si eccettua un’uscita di almeno 15 anni fa con gli sci da classico in Valle Aurina). Pur essendo la tecnica più difficile, mi sono cimentato subito con i primi passi di skating, anziché con la tecnica classica. Per intenderci, quest’ultima si fa con passo alternato tipo camminata sui binari, con sci che hanno le scaglie nella soletta e non scivolano indietro. L’altra è il pattinato che si vede più spesso nelle gare in tv, la più spettacolare…
Bene: il primo impatto è stato decisamente imbarazzante. La mia maestra, Caterina Milazzo, giovane ex atleta per metà italiana, deve spiegarmi dall’A alla Z. Come mettere e allacciare le scarpette, come agganciare gli sci… Strano effetto, quello dell’absolute beginner impedito, sotto gli sguardi impietosi di amici e colleghi. E mi ha detto: ‘Si, questi sci ti sembreranno un po’ scivolosi’… Scivolosi? E che vuol dire? L’ho capito subito. Il tallone libero, no lamine, sci stretti: anche da fermi sembra di poter cadere da un momento all’altro. Beh, dopo un rapido briefing teorico, si parte. Come si parte? Sul piano, Caterina mi invita a ‘pattinare’ rilassato come se facessi un ‘passo spinta’ con i miei sci da discesa. Con tre consigli semplici e fondamentali: ginocchia piegate, centralità, guardare sempre avanti e mai le punte, se no… Patapum. Poi spingere lateralmente con punte divaricate, ora con una gamba poi con l’altra, senza pensare troppo alle braccia. L’accorgimento di guardare in avanti e non per terra mi colpisce. Sembra banale e invece è tutto. In momenti di difficoltà guardare in basso è un errore frequente anche per gli sciatori da discesa intermedi che si credono avanzati. Da evitare assolutamente. Anche la centralità è in comune con lo sci alpino… Uno poi vede le gare in tv dove gli atleti spingono come forsennati, e ti vien da fare il passo rapido, che in pratica è ‘corto’. No. Non è certo quello il modello da seguire per un turista alle prime armi. E’ sorprendente come vadano forte questi sci stretti, anche senza spingere troppo! Almeno sul piano, da principianti non importa fare una gran fatica, basta ‘pattinare’. Spingere, lo devi fare ovviamente in salita, e non è facilissimo fare ‘prendere’ gli sci. In salita pronunciata te la cavi invece, per ora, con una scaletta a spina di pesce.
Poi arriva una discesina lungo il tracciato. Ahia. O ti lanci senza paura dentro i binari, o nella parte liscia o, meglio, all’inizio devi controllare con uno spazzaneve a ginocchia ravvicinate. La neve un po’ morbida dà più sicurezza: vorrei vedere se fosse dura… Da panico. Poi man mano prendi un po’ di confidenza. Un altro utile consiglio me l’ha dato anche Carlo Brena, fondatore ed editore della rivista Sci Fondo. “Non aver paura di partire nella spinta con le gambe meno larghe e più ravvicinate. Non aver paura di incrociare le code. Da’ fiducia alla gamba che spinge lateralmente e prolunga la spinta”. Funziona. Anzi, si va fortissimo, fin troppo! Altro esercizio consigliato da Carlo Brena: senza racchette. Utile per concentrarsi sul movimento delle gambe. Cosi, dopo un po’ ho provato anche un percorso più lungo, con discesa più pronunciata. Si certo, sono caduto due o tre volte di sedere perché gli sci mi sono partiti in avanti a causa dell’arretramento. Non vi dico il rialzarsi. Mi sono sentito un bradipo. ‘Mettiti sulle ginocchia prima, poi tirati su aiutandoti con le racchette’, dice la maestra. Niente. Ho dovuto sganciare uno sci…
Dunque. Guardare avanti, centralità e aggiungerei sensibilità. Vi sembrano familiari questi atteggiamenti? Eh si! Essere sciatori da discesa aiuta un po’ chi vuole provare il fondo skating, ma anche il viceversa – non lo immaginavo proprio – secondo me ogni tanto può far bene.
Esperienza-assaggio utile, dunque… Ma se si vuole diventare un po’ autonomi, occorre prendere più lezioni. Come in tutti gli sport, del resto, ci vuole applicazione e costanza.
Il centro fondo Villach in Carinzia (www.villacheralpenarena.at) denota la notevole cultura per le discipline nordiche della zona, ma è appunto ideale per imparare con tre anelli crescenti fino a 5 km (di cui 3 km omologati FIS come pista da gara). La parte centrale è illuminata fino alle 20 tutti i giorni eccetto la domenica. Si trova ai piedi del monte Dobratsch e ha anche trampolini per il salto da 90, 60, 30 e 15 metri, dove tutto l’anno si allenano i campioni locali di salto con gli sci.
E dopo, naturalmente tutti qui: http://kaerntentherme.com/kt-it/