L’opinione: così vedo lo sci nel 2020-21
Come mi immagino lo sci l’inverno prossimo? La situazione è troppo fluida, per non dire confusa, per fare qualsiasi ipotesi. In Italia, tutto e il contrario di tutto è possibile. E ogni campo, ogni settore è strettamente interconnesso. L’esito delle caute riaperture di bar, ristoranti, spiagge di questi giorni, e si spera a metà giugno perfino del campionato di calcio di serie A, andranno a influenzare anche l’evoluzione dello sci turistico ed agonistico. L’inefficienza e la dabbenaggine delle amministrazioni locali e nazionali nell’affrontare un disastro socioeconomico di portata inimmaginabile, è un segnale che non mi dà grande fiducia. Mi basta pensare alla manfrina del calcio ove sembra ci sia la volontà politica di NON farlo ripartire, o alla pietosa idea dei 60.000 guardiani della movida o, ultima, ai Mondiali di Cortina spostati di un anno…
A questo punto, allora, posso provare a tratteggiare tre scenari:
1 Come vorrei che NON fosse lo sci nel 2020-2021
Mettiamo che il decorso della pandemia rimanga più o meno come oggi ma pur sempre in lento e costante calo (qualche centinaio di casi totali, e solo in alcune regioni, con qualche piccolo focolaio isolato). La mia paura è che si riparta poco e male, a causa del clima terroristico-psicologico-mediatico instillato nella massa. Il mio parere personale è che con i virus (non c’è solo il corona virus, eh?) bisogna in qualche modo conviverci e non è possibile il rischio zero, ma questo è un altro discorso. Dunque, il tema è che lo sci venga fatto ripartire a regime ridottissimo, con protocolli di sicurezza di fatto irrealizzabili. Allora, funivie e cabinovie vietate, code vietate, rifugi con servizio solo all’aperto o con distanziamenti eccessivi; alberghi in buona parte chiusi se non i 4 e 5 stelle, che sono i più attrezzati ad attivare i protocolli anticovid. Mascherine o volto coperto praticamente sempre. Uno scenario da incubo, dove potrebbero sopravvivere alcuni colossi austriaci, svizzeri e francesi, e alcuni comprensori delle Dolomiti e pochi altri. Ovviamente con perdite enormi. In questo caso temo un calo del 60-70% sul settore e nell’indotto. Attività agonistica di base allo sbando, e per quella professionistica, mille difficoltà, e porte chiuse…
2 Come vorrei che fosse lo sci nel 2020-2021
Se a settembre, poniamo, la pandemia fosse dichiarata conclusa (difficile…) o quantomeno il trend dei contagi si riducesse a poche decine al giorno in Italia (perché no? Lo vedo probabile ma mi tocco), allora io pretenderei una quasi normalità. Potrei accettare una riduzione della capienza di cabine e funivie (esempio: in 70 in una funivia da 100), ma non nelle seggiovie. Probabilmente ci sarebbe più attenzione nella pulizia delle stazioni e degli spazi comuni, e questo non guasterebbe mai nemmeno in condizioni normali. Potrei accettare anche la cancellazione dei rituali di apres ski (che però riguardano solo poche località, soprattutto estere) nelle baite. Non vorrei vedere più mascherine, che dovrebbero diventare facoltative. Nei ristori e nei rifugi, mi immagino un ulteriore ampliamento e valorizzazione di terrazze e spazi aperti. Penso comunque che la ‘folla’ si autoregolerebbe. Di fatto, pur in questa ipotesi ottimistica, ci sarebbe ugualmente un grandissimo impatto sull’economia delle montagne, perché se è vero che uno zoccolo duro di appassionati non mancherà di farsi 15 o 20 giornate di sci l’anno, saranno ancora troppi quelli che decideranno di non partire. O per paura residua, o per seri problemi economici. Mi immagino quindi un calo del 20% in termini di presenze alberghiere e giornate skipass nelle stazioni maggiori, e fino al 40% nelle altre. Prevedo una riapertura totale o quasi dei maggiori comprensori, e la non riapertura di alcune piccole località già in sofferenza. Purtroppo, perché io ci sono affezionato. Attività agonistica quasi normale, ma ci sarà un abbandono di una percentuale di giovani atleti con le loro famiglie che non possono più supportarli.
3 Come potrebbe essere lo sci, realisticamente, nel 2020-2021.
Più facile che la situazione evolva a metà strada fra i due scenari opposti che ho appena delineato. Non ci farei la firma, perché sotto spero in una normalizzazione totale come nell’ipotesi 2. Penso allora agli impianti coperti che vanno al 50% della capienza, e che rimarranno in vigore i protocolli attuali per ricettività e ristorazione, che sono già piuttosto rigidi e cautelativi. Mascherine negli ambienti chiusi e quando non si può stare a distanza. Però tutto sommato, lo sci è uno degli sport più sicuri igienicamente. Ce la si potrebbe anche fare. A meno che le autorità non vogliano ‘suicidare’ del tutto anche il nostro settore. Ma le conseguenze sarebbero ugualmente devastanti: danno del 40-50% per l’intero settore. La speranza è che si possa assistere a certe limitazioni a inizio inverno, e che poi da gennaio 2021 l’incubo possa essere messo nel cassetto dei brutti ricordi.
Quel che è certo, ahimè, è la divaricazione della forbice fra chi potrà andare a sciare e chi non potrà andarci. Lo sci, come probabilmente i viaggi aerei all’estero, diventerà un’attività di elite. Almeno per un po’.
Vedremo ancora queste scene colorate e festose di code?
Con i rifugi che saranno tutti così?, come nella foto – un po’ lounge e costosi… come l’Ice Q di Soelden