Ma a chi frega dello sci e degli impianti…?
Lo sciatore che è in me vive anche d’estate: quando vado in montagna non posso fare a meno di studiare i pendii, osservare i terreni, analizzare la montagna. Prefigurare linee di discesa sui pendii verdeggianti delle piste da sci ora a secco. E quando d’estate prendo un impianto di risalita, mi sento ‘a casa’.. E mentre noi ‘addetti’ di sci e di piste ne parliamo, ne scriviamo, ne riparliamo fino allo sfinimento, si apprende che certe piccole stazioni ma perfino alcuni storici impianti di località importanti (es. Forcella Staunies a Cortina) non verranno riaperti. Il clima per il trasporto funiviario a scopi sciistici non è dei migliori…
E allora, quando ho avuto modo di leggere una recente ricerca commissionata dall’ANEF (Associazione Nazionale Esercenti funiviari) a Ludovico Mannheimer, dell’Istituto Eumetra Monte Rosa Srl, sul tema “L’immagine della montagna italiana” (presentata nel maggio scorso presso la nuova funivia Skyway Monte Bianco), l’attenzione mi è caduta su alcuni dati che mi hanno un po’ preoccupato. L’obiettivo della ricerca era individuare lo stato dell’arte del turismo di montagna, per poi fornire indicazioni sulle strategie di marketing del futuro. E’ vero che le statistiche dicono tutto ma anche il contrario di tutto, dipende da come vengono lette.. A me colpisce che si evidenzi una ben modesta percezione dell’utilità degli impianti di risalita. Diciamola tutta: per la maggioranza delle persone gli impianti di risalita sono degli inutili se non impattanti pali di ferro piantati a deturpare la montagna.
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