Nel borghetto Walser, fuori dal mondo

“Una serie di chalet ristrutturati e adibiti ad albergo diffuso di lusso in un borgo Walser del 1300, isolato in un alpeggio con la vista del Monte Rosa. Per raggiungere questo angolo di paradiso in val d’Ayas, c’è solo la motoslitta o la jeep fuoristrada d’estate”. Più o meno – pensavo – sull’Hotellerie de Mascognaz che immancabilmente imperversa sulle riviste patinate (quelle poche che esistono ancora, e dove ci collaboro perfino io!) scrivono tutti la stessa cosa. Insomma, il solito cosiddetto hotel di “charme”, quello charme che poi diventa stucchevole, e piace tanto alle signore bene di Milano. E io cosa scriverò, per essere un po’ originale? – mi sono chiesto – visto che ci sarei dovuto andare? E invece l’Hotellerie de Mascognaz, non lontano da Champoluc a 1800 m di quota, mi ha colpito per l’ultima cosa che mi aspettavo: l’autenticità e il rigore del recupero. Non sono qualità comuni in queste operazioni compiute da facoltosi industriali o da grandi gruppi (non a caso, Mascognaz fa capo alla proprietà dell’azienda Azimut, produttrice di yacht), perché si rischia di scivolare nel commerciale oppure nello standard del lusso alberghiero che si trova a Singapore o indifferentemente a Miami. Qui no. Solo a calpestare le antichissime pietre dei viottoli, ad ammirare il disegno delle facciate che si amalgamano con lo sfondo di una montagna aspra che poco concede all’idillio ma va più verso il drammatico, si entra in un’altra dimensione del tempo. Gli scricchiolii del legno, i tessuti grezzi, certi dettagli, certi scorci… Il borgo ha quell’armonia e razionalità che solo ataviche esigenze di sopravvivenza e una primordiale cultura materiale di alta montagna potevano ottenere: ma sono stati bravi i progettisti e gli artigiani, probabilmente grazie anche a tanta passione e competenza della proprietà, a conservare ciò che è vecchio di secoli, in un’azione di recupero che dura da anni e non è ancora terminata (ultimo ‘nato’ lo Chalet Majon). E se all’interno le baite hanno una dotazione tecnologica e una serie di comfort che meriterebbero ben più  delle 4 stelle, il genius loci, l’anima del villaggio, si avvertono ancora.

Lo sci? Beh, qui ti accompagnano con la motoslitta lì sotto a Champoluc, alla partenza della telecabina del Crest, dove si accede a tutto il Monterosa Ski. Al riguardo, il management dell’hotel mi ha svelato che nel cassetto c’è il progetto di un impianto privato, probabilmente un trenino-ascensore o una funicolare, per permettere agli ospiti di collegarsi agevolmente con la zona degli impianti del Crest a Champoluc. Però!

Ok ok, adesso viene fuori la solita obiezione: e i prezzi? Questa è roba per super-ricchi! Beh, un po’ è vero, ma ciò non toglie che con una certa accortezza ci si possa una volta tanto regalare un piccolo sogno. Ci sono anche alcune stanze normali negli chalet, a partire da 319 euro a notte mezza pensione, e una dozzina di suite, ma c’è anche la possibilità di avere lo chalet-suite tutto per sé, o perfino di spendere anche solo 270 euro sfruttando basse stagioni e last minute. Naturalmente però i prezzi variano sensibilmente a seconda dei posti letto e della metratura/tipologia dello chalet. Il ristorante, Lo Miete, è consono allo stile del villsggio, graziosissimo, con taglio regional-gourmet. E figuriamoci se mancava la spa: anche questa in uno chalet sulla neve. Fuori dal mondo.

http://www.hotelleriedemascognaz.com

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