On the road – Prova del nuovo casello A1 Valsamoggia
Da un ‘cinno’ che ha imparato a leggere su Quattroruote prima che a scuola, che andava in bicicletta sul ponte dell’A13 ad Altedo per contare le macchine e registrarne le targhe di provenienza, che a 11 anni si prese la briga di stilare un elenco di tutte le strade statali d’Italia, con tanto di numero e chilometraggio totale, attingendo dagli atlanti stradali 1:200.000 del Touring (una bibbia, per lui)… da un soggetto così che cosa ci si può aspettare, oggi? Che costui sia un completo disadattato? Facili ironie, no grazie, perché tutto sommato quell’ex- cinno, cioè il sottoscritto, è venuto su abbastanza normale…. Però oggi ci si può aspettare che se a 1000 metri dal suo attuale ufficio, inaugura la nuova uscita ‘Valsamoggia’ lungo il tratto di autostrada più importante d’Italia, ovvero Bologna-Modena, egli viva la notizia con eccitazione quasi infantile, e che dell’inaugurazione del nuovo casello sull’A1 voglia esserne testimone. E che da vero nerd delle strade, vada subito a ‘provarlo’, questo ormai famoso casello Valsamoggia (per chi non lo sapesse, dal nome del maxicomune nato dalla fusione dei vari Crespellano, Bazzano, Monteveglio, Savigno, Castello di Serravalle). Ebbene, dopo aver assisito alla cerimonia di apertura (avvenuta l’8 novembre), devo essere stato uno dei primissimi (sai che culo, uno potrebbe dire) a far fischiare il Telepass da utente normale, appena le autorità locali e non (presente il CEO di Autostrade spa e il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Delrio) hanno lasciato libero il campo, anzi, l’asfalto.
Sì, perché il non-luogo dell’autostrada esercita tuttora un certo fascino su di me. Io non mi annoio, a guidare. Mi piace leggere le scritte sui teloni dei camion, che lasciano immaginare le tratte più disparate ed esotiche. Mi piace leggere gli avvisi luminosi, mi piace ascoltare 103,300 Isoradio e Onda Verde; capire dove sono le code, e come poterle evitare, mi piace(rebbe) sapere la storia delle case abbandonate che si notano ai bordi (non mi piacciono però le ferite inutili che le infrastrutture pur utili lasciano sul territorio, ma questo è un altro discorso). Soprattutto mi diverte riconoscere ‘da dentro’ i posti che ‘da fuori’, nella viabilità ordinaria, frequento e vedo ogni giorno. Anche il fatto di trovarmi proprio qui, nel ganglio vitale delle comunicazioni nord sud d’Italia, pensare che in milioni di automobilisti e camionisti da tutto il mondo o quasi percorrano i luoghi della mia quotidianità lavorativa e privata esercita un sottile fascino…
E ora, dopo queste divagazioni forse farneticanti, qualche mia annotazione tecnica da esperto ‘sul campo’ di traffico e viabilità, o come è di moda oggi, di mobilità. Il tratto dell’A1 Bologna Casalecchio o Bologna Borgo Panigale fino a Modena sud era relativamente lungo. Ora c’è un ‘buco’ in più, che va a servizio di un’area vitale e viva, che non è solo Valsamoggia, ma anche Anzola, Zola Predosa, San Giovanni in Persiceto, Castelfranco Emilia. Quindi molto bene. Poco importa se l’opera della società Autostrade in pratica sia stata ‘imposta’ da Philip Morris, che qui ha creato su 16 ettari ex agricoli una delle fabbriche più grandi costruite in Italia nel dopoguerra … Io vedo questa uscita come qualcosa di abbastanza epocale per un territorio, e mi piaceva condividere il momento, io che sono un local adottivo, con ufficio alla ‘Chiesaccia’ sulla Via Emilia (e l’azienda vinicola a Zola Predosa). Al momento, però, la maggiore utilità la riscontro per la tratta Valsamoggia-Modena , più che per la tratta Bologna-Valsamoggia. Da Bologna Ospedale Maggiore alla via Emilia (Ponte Samoggia) ci ho messo 13 minuti, a Crespellano 12 minuti, ma tutto sommato anche la viabilità preesistente lontano dalle ore di punta non è male, il tempo è quasi uguale. Ben diverso il discorso nelle ore di punta: in quel caso non c’è storia. Prendere l’autostrada da o per Bologna può avere senso. Al momento, però, il nuovo casello è meglio collegato alla Via Emilia grazie a una nuova bretella, che alla Bazzanese, alla quale si accede invece solo con una strada locale, la via Cassoletta. Ma quando fra due anni sarà completato il tratto di ‘stradone’ mancante fra la rotonda di Via Lunga e Bazzano, e allora ci sarà anche il conseguente collegamento fra il casello e la Nuova Bazzanese, la musica cambierà. Per la libidine di noi automobilisti in coda sul budello della vecchia Bazzanese e soprattutto di chi vive e lavora lungo quella strada.