Sci fra Germania e Austria, nella ‘zona franca’ Kleinwalsertal
Nel mio recente peregrinare alla ricerca di posti inediti per sciare, mi è capitato di fare la conoscenza di un comprensorio non dico esotico, ma davvero un po’, come dire, “strano”. Oh, pensate che solo per arrivarci dall’Italia bisogna essere davvero convinti guidatori, e bravi geografi, proprio come me… A pare gli scherzi, non ci passi proprio, ci devi andare apposta e farti quasi 600 km… E l’itinerario va studiato bene, se non vuoi perderti fra le fattorie della Baviera meridionale. Oppure potreste prendere il treno fino a Zurigo, poi cambiare, arrivare a Bregenz… mmm meglio la macchina. Epperò ha i suoi buoni motivi per meritare un viaggetto di scoperta, sia d’inverno, che d’estate, quando è un trionfo dell’iconografia baita-mucca-verde-Heidi. Mi riferisco al Kleinwalsertal. Kleinwalsertal what? Mai sentito, vero? Per forza… Tanto per dirne una, qui siamo in Austria, ma per scovarlo devi arrivarci per forza dalla Germania. O siamo in Germania e devi passare dall’Austria? Boh, quando ci sei dentro è perfino difficile distinguere dove ti trovi, non c’è neanche un segnale di frontiera. La verità è che si tratta di una vera e propria enclave austriaca in Germania, oltre le non altissime ma aspre montagne che separano i due paesi. Per l’esattezza appartiene al Vorarlberg, la regione austriaca più occidentale. Facciamo prima: prendete una cartina (non Google Map: ho detto cartina) e controllate. Siamo a est di Bregenz, sul lago di Costanza, e a sud di Kempten, Baviera. Vedrete che la Kleinwalsertal è una valle senza uscita e può essere raggiunta solamente dalla Germania, tanto che è stata fino al 1995 un po’ come la nostra Livigno, con status speciale di zona franca (ora la cosa ha perso di significato politico ed economico, essendo in UE sia Austria che Germania). Altra curiosità è che il confine sulla carta è stato tracciato rettilineo, cioè non segue nè spartiacque nè l’orografia…. Boh.
Ma torniamo alla geografia. La Kleinwalsertal indica una vallata o meglio una zona chiusa dalle Allgäuer Alpen (Alpi dell’Algovia), dove la massima elevazione è il Grosser Widderstein (2533 m).
I paesi, fra i 1100 e il 1200 m, rispondono ai nomi di Mittelberg, Hirschegg e Riezlern, per semplicità però ci riferiamo alla comunità di Mittelberg.
Da un punto di vista sciistico, notiamo una rete piuttosto complessa e articolata di 7 comprensori medi o piccoli collegati, o in qualche caso molto vicini fra loro: Heuberg, Wallmendingerhorn, Kanzelwand, Fellhorn e più in alto Ifen, sono nel Kleinwalsertal vero e proprio. Poi c’è Nebelhorn interamente in Germania sopra Oberstdorf e, un po’ più basso e staccato, Söllereck. Sono 130 km di piste totali e 48 impianti. Sciisticamente, Oberstdorf è il ‘nome’ più famoso, per i 7,5 km della pista di rientro a valle più lunga della Germania, per l’impianto in funzione dal 1930 (ovviamente rinnovato) che tocca i 2224 m, e anche per il trofeo dei 4 trampolini di salto con gli sci (disciplina nordica) che richiama decine di migliaia di tifosi.
Pur se negli ultimi anni il climate change si è fatto sentire anche qui, l’innevamento è favorito da un microclima particolare, tipico del nord delle Alpi, con diverse piste che da noi sarebbero considerate basse (fra i 900 e i 1700 m, per esempio Heuberg), ma anche con dislivelli notevoli, fino a 1400 metri. Le cime dei comprensori sono per lo più sui 1900 – 2000 m.
Di tutte queste ski aree, ho trovato assai interessante Ifen per il gradiente tecnico delle piste, ben concentrate su un unico asse. Una sola lunga cabinovia 10 posti in 2 tronchi e una seggiovia 6 posti servono bei pistoni rossi e neri che mettono a prova le gambe. Qui sotto la moderna stazione a monte, rivestita di scandole di legno per sottolinearne la tradizione pur nell’ambito di un’architettura moderna spinta.
L’altro plus della ski area Ifen è un grande plateau sui 2000 metri, dai connotati in un certo modo ‘carsici’: si chiama Gottesacker, vi si accede comodamente a lato della partenza delle piste, in cima alla cabinovia Ifenbahn, ed è una riserva naturale percorsa da vari itinerari battuti. Da lassù si aprono grandi panorami verso le sconfinate lande tedesche verso nord, o verso sud ad abbracciare una miriade di vette alpine fino al Valluga e tutto l’Arlberg… Il plateau, ampio 10 kmq, è cinto da formazioni geologiche e paretine bizzarre (sopra alcune foto), non a caso è teatro di mille leggende, e pur apparendo a prima vista in qualche modo dolce e innocuo, è preferibile visitarlo con la guida.
La gran quantità di gente che cammina o vagabonda con sci da alpinismo, non solo qui sul Gottesack ma un po’ ovunque nei comprensori, ma anche il ‘casino’ ai parcheggi e negli impianti (casino relativo, siamo pur sempre in Austria-Germania, e tutto è ben organizzato) ti fa capire subito che turisticamente il Kleinwalsertal è una grande potenza. Anche perchè è facilmente raggiungibile dalle grandi città del sud della Germania, ed è anche molto conosciuto da turisti olandesi e belgi. Negli ultimi anni, dunque, le amministrazioni locali hanno deciso di virare verso un turismo più sostenibile, promuovendo diversi progetti per favorire le attività soft sulla neve (in certe zone si vede più gente camminare che sciare) e un più stretto legame fra l’heritage agricolo – da non dimenticare l’antico dna Walser presente nella comunità – e la moderna ricettività. Non a caso la rete di percorsi pedonali è impressionante. Non dico che camminare e godersi il paesaggio qui sia più bello che sciare… Ma non si contano gli scorci da idillio, fra fienili, grandi fattorie, steccati, radure innevate, boschetti: un ambiente che un pochino ricorda le Dolomiti dell’Alto Adige, anche per la natura delle formazioni rocciose. (qui sotto una fattoria con stalla modello poco fuori Rieflern e un picnic con prodotti locali).