Squadre di serie A in ritiro sui monti
Brunico-Plan de Corones, Bormio, Kitzbühel, Stubai… Non è l’ennesima classifica delle stazioni sciistiche, né la sede delle prossime gare di Coppa del Mondo, ma solo un esempio di località montane scelte per i ritiri precampionato da squadre di Serie A TIM. È divertente scorrerne l’elenco completo: per scoprire che Trentino, Alto Adige e Austria la fanno da padroni. L’Atalanta è stata a Bratto Rovetta ai piedi di Presolana e Monte Pora (vicino a casa quindi). Il Bologna vince (almeno questo) il campionato delle località più prestigiose avendo scelto Pinzolo in Val Rendena (è il capoluogo di Madonna di Campiglio, scusate se è poco) e una puntata i 4 giorni a Kitzbühel. A Pejo si sono dati il cambio addirittura due club, cioè il Cagliari e il Chievo (il quale è poi passato a San Zeno di Montagna sotto il Monte Baldo). Sede famosa, e trentina, anche per la Fiorentina: Moena. Il Genoa addirittura ha fatto tris: Neustift in Stubaital (Tirolo), poi Brunico e infine Bardonecchia. La Lazio ha scelto Auronzo di Cadore, il Napoli Dimaro in Val di Sole (il capoluogo di Folgarida Marilleva), il Parma Prato allo Stelvio, la Sampdoria Ponte di Legno, il Sassuolo Racines, la Spal Tarvisio e Auronzo di Cadore, dove succede alla Lazio (e dove di oggi 29 luglio è la notizia di scontri fra le due tifoserie. Mah…). Il Torino invece si è fatto due settimane a Bormio, mentre l’Udinese è ancora a Skt. Veit nella vicina Carinzia. Poi, rapidamente fra le sedi ‘sciistiche’ di serie B troviamo Terminillo, Fanano-Cimone, Rivisondoli, Sappada, Lavarone… Ma Juve, Inter, Milan e Roma dove sono, a Cortina perché sono troppo ‘fighette’? Nooo… Curiosamente, fra le ‘grandi’ solo Lazio e Napoli sono state in montagna, le altre si fanno più redditizi ritiri oltreoceano con amichevoli di lusso.
Ma torniamo alla nostra montagna. Mi sono sempre chiesto: che cosa c’è dietro l’organizzazione di questi soggiorni? Quali interessi? E che ritorno reale c’è per le destinazioni? Non è stato facile trovare delle risposte perché esistono pochi o nulli studi specifici di economia turistica in materia. L’ultimo è della Provincia di Trento, ma risale al 2009.
Quel che è certo è che, per avere dei top team, gli enti del turismo pagano belle cifre o direttamente o tramite sponsor collegati, mentre le squadre cosiddette piccole o di Serie B… pagano di tasca loro oppure vengono ospitate in ‘cambio merce’ o remunerate con chissà quali altri artifizi contabili-commerciali.
Ho provato a indagare un po’ sul ritiro della mia ‘fede’, il Bologna FC 1909, che ha trascorso per la prima volta a Pinzolo i suoi 15 giorni di ritiro dall’8 al 23 luglio. A parte qualche impressione e testimonianza diretta, ho cavato ben poco, e nemmeno l’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena si è sbilanciata più di tanto alle mie domande. Un dato è certo: pur non essendo il Bologna un top team, le tribune per le quattro amichevoli disputate sul campo di Pinzolo erano belle piene, con diverse centinaia di tifosi ogni volta. Inoltre l’attenzione mediatica cittadina, rappresentata da 3 quotidiani e alcune radio e tv locali, è stata notevole, con addirittura una radio ‘solo calcio’ (Radio Bologna UNO) presente in diretta a bordo campo durante gli allenamenti, e le dirette Facebook di Bologna FC TV hanno avuto 40.000 visualizzazioni. Mica male. Io però ero anche curioso di sapere quante giornate degli appositi pacchetti ricettivi predisposti dagli alberghi erano stati venduti…
Alla fine però ho trovato sul tema dei ritiri in montagna una testimonianza ancor più interessante. Artur Costabiei, altoatesino (anzi, ladino) a capo dell’area Plan de Corones, è un manager del turismo con specializzazione sportiva, nonché appassionato ed ex calciatore dilettante. Le ‘sue’ Brunico-Riscone negli anni scorsi hanno ospitato anche Roma e Inter. Al momento, stanno ospitando o hanno appena ospitato nientemeno che Eintracht Frankfurt e FC Nurnberg della Bundesliga, e Atletico Madrid. “Sicuramente un ritiro porta notevoli effetti positivi – spiega – e questo è intuitivo. Prima di tutto l’incremento di occupazione delle strutture: già giocatori, staff e dirigenza per un ritiro di 10 giorni generano fino a 500 pernottamenti. Poi, le squadre di primissimo livello – ma solo quelle – vengono seguite da un numero notevole di persone che, anche grazie alla presenza della squadra del cuore, decidono di trascorrere le vacanze nell’area. Nei weekend e in occasione di partite amichevoli la presenza aumenta. Decisiva qui è la distanza della città sede della squadra. Per esempio i milanesi (Inter) vengono anche solo per un fine settimana. I romanisti tendono (seppur in numero minore) a restare anche una settimana intera. Un altro vantaggio è che i ritiri attraggono una clientela più giovane rispetto alla media delle destinazioni alpine d’estate”.
Il problema però è quando la squadra è una cosiddetta piccola: Cagliari (per ovvi motivo), Sassuolo, Chievo… hanno ben pochi tifosi al seguito. Diverso è il caso di squadre medie o ora piccole di antico blasone con un bacino di tifo legato a una città grande, come Torino, Bologna, Fiorentina. In quel caso il fattore decisivo è la distanza.
Qui sopra, lo store del Bologna e tifosi rossoblù a Pinzolo
“Inoltre la destinazione e soprattutto il brand trovano visibilità diretta e indiretta tramite i vari media che parlano del ritiro. Il valore di questa visibilità è difficile da quantificare. Forse oggi sono più efficaci gli stessi tifosi tramite i social media tramite foto dei paesaggi o degli allenamenti, utilizzando per esempio hashtag predefiniti ecc…. Infine c’è il valore aggiunto dell’indotto: escursioni, servizi, impianti di risalita, ristoranti, bar, alberghi.
“Ovviamente – continua Artur nella sua vasta disamina – ci sono anche alcuni aspetti negativi, come l’aumento del traffico, la gestione dei rifiuti, la gestione dei flussi di persone (nel senso che non devono essere di disturbo ad altri ospiti). Come in qualsiasi manifestazione sportiva.”
Il successo poi dipende da tanti fattori, in cui solo in parte l’organizzatore può intervenire: come la presenza di top player in ritiro che dipende dalla campagna acquisti in corso; o la capacità gestionale da parte degli operatori locali (pacchetti, iniziative per i tifosi, comunicazione collaterale); o ancora i side events: presentazione pubblica della squadra nelle piazze, le fan area o le kids area, le attività extra campo della squadra (ad esempio, la salita a un rifugio o un allenamento in un bosco). Altro fattore decisivo è il livello delle partite amichevoli. Se si tratta di partite di richiamo, possono smuovere migliaia di persone anche da lontano compreso i fans più caldi del tifo organizzato, con i ben noti problemi di ordine pubblico che una tranquilla località montana non è abituata a fronteggiare, vedi appunto il caso citato fra laziali e spallini ad Auronzo di Cadore. “Curiosamente – aggiunge Costabiei – i grandi team tedeschi non attirano tifosi al seguito come ci si potrebbe aspettare nonostante la relativa accessibilità dell’Alto Adige, ma al contrario muovono grandi folle in occasione delle amichevoli. Il contrario degli italiani. Ricordo il Norimberga contro la Roma, c’era un grande tifo che soverchiava i romanisti. Ma erano viaggiatori di giornata”.
Foto tratte da profilo ufficiale Facebook Bologna FC 1909 durante il ritiro nel luglio 2018 a Pinzolo (TN)