Venice: 10 favourite best kept secrets. Best kept?

Grande tema: come scovare luoghi furbi a Venezia per bere e mangiare. Quelli dove non farsi spennare. Magari dove vanno i veneziani veri (esistono, esistono). Probabilmente sono stati scritti articoli e post a centinaia, in tutte le lingue, sui locali presunti ‘non turistici’. E ogni scrittore, ogni giornalista o blogger avrà trovato i suoi percorsi, le sue scoperte, le sue mappe del buon vivere a Venezia. Mah. Alla fine noto però che sono sempre quei nomi che girano. Così, anch’io, grazie a Donatella che ci ha vissuto diversi anni frequentando lo Iuav (architettura), mi sono costruito la mia lista di miei indirizzi del cuore. Ma non ho la presunzione di svelare chissà quali segreti. Alcuni sono relativamente famosi – sempre quei nomi che girano – altri meno. Semplicemente, ho trovato buone ragioni per andarci, premesso che se uno potesse/volesse concedersi una pausa al Florian o in altri locali del mito farebbe sempre bene, perché Venezia è Venezia. Non è qui che voglio arrivare, però paradossalmente certi locali di conclamata fama, sono meglio della miriade di posti dozzinali dove ti illudi di spendere meno.

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Voglio dire, meglio spendere 60 euro (sì, perché i prezzi sono poi relativamente normali, per uno abituato a standard bolognesi o milanesi) al Vecio Fritolin (1), ben servito e riverito, che 40 o 50 in un posto qualsiasi dove si mangia da bestia (perché le osterie da 20-30 euro mica ci sono, cosa credevate?). A proposito di Vecio Fritolin (http://veciofritolin.it/), vicino al mercato di Rialto: ci siamo stati due volte in due anni e siamo sempre stati bene, con un buon Manzoni Bianco dell’azienda Cecchetto nel bicchiere. Nelle stagioni giuste, le ‘moeche’ fritte qui sono portentose. Ma lo standard è alto per quasi tutti i piatti. Il filone è quello della tradizione vista alla maniera contemporanea. Provare per esempio l’antipasto dei 4 cicchetti (sarde in saor, baccalà mantecato, capasanta impanata e alici marinate davvero super), mentre come primo una specie di bigoli con le cozze, attualmente non in menu, ci ha convinto assai. Beh, qualcuno dirà, vuoi dare le dritte da insider e poi citi il Vecio Fritolin? Ebbene sì. Allora, ecco qualcosa di relativamente meno noto: ci piace abbastanza anche l’Osteria Al Bacareto (2) a 5 minuti dal ponte dell’Accademia (http://www.bacareto.it). Niente di che, però tradizione, cura, prezzi ragionevoli, ambientazione semplice fra quadri e foto d’epoca. Provati spaghetti alle vongole niente male, non unti, con vongole piccole in una sorta di brodetto, poi bigoli in salsa, tris di baccalà, seppie al nero e polenta.

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Fra i locali cult, dove sostanzialmente non sbagli, e almeno puoi bere molto bene se l’oste ti prende in simpatia,  l’enoiteca – come la definisce il patron Mauro Lorenzon – Mascareta (3) (www.ostemaurolorenzon.com). Beh, lui è un personaggio, uno show, che da solo vale il ‘prezzo del biglietto’, ma non si può dire che la Mascareta sia un posto segreto. Insalata di piovra, zuppa alla buranese ecc. tutto discreto, anche se quando torneremo più che l’Incrocio Manzoni ‘del contadino’ che Mauro propone, magari gli chiederemo un vino serio tratto dalla bella carta.

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Altri posti fra i miei favoriti: il ristorante da Fiore (4) (www.dafiore.net), certo non economico, ma con un plus della location carina su un canaletto, il tono superiore e la cura dei cicheti; e Vini da Gigio (5) (www.vinidagigio.com), che garantisce sempre uno standard medio alto; mentre il Paradiso Perduto (6) (https://www.facebook.com/osteriaparadisoperduto/) sicuramente è forte, ma è diventato fin troppo di moda, forse un po’ finto alternativo, meglio per fare serata (musica dal vivo) che per mangiare.

Per la pausa pranzo adoro andare da Rosa Salva (7), anche quando mi trovo relativamente lontani. Questa azienda di pasticceria è un colosso a Venezia, con diverse sedi, ma il baretto lungo le Mercerie di San Marco (http://www.rosasalva.it/dove-siamo) ha prezzi modici, è frequentato da veneziani, e offre golosissimi tramezzini (io li amo, belli pieni e morbidi!), aperitivi, insalate di pasta… Ci si siede a turno in pochi tavoli con sedie di Kartell. Cinque tramezzini sostanziosi e due calici di Prosecco docg, 13,50 euro: quasi quasi mi scoccia condividere questa insider tip. Ma fate il confronto con un bar qualsiasi di Bologna. E sempre a proposito di bar, quello all’angolo in Campo Santo Stefano (Le Cafè) (8) non è male, a volte qui facciamo colazione, e il cappuccino è degno di nota. Poi c’è Tonolo (9), in Calle S. Pantalon, Dorsoduro (ci si passa se dai luoghi principali si torna verso la stazione): forse le sue paste allo chantilly e in generale la paste e bignè vari alle creme sono le più buone del mondo, provare per credere, anche se il luogo è famoso pure per torte e biscotteria varia, molto quotata, ma che non ricordo nemmeno, ‘drogato’ come sono di bignè. DA URLO. E lo spritz?

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Beh, per bere qualcosa, magari anche una birretta, è piacevolissimo sedersi ai tavoli dello storico Caffè Rosso (10) (http://www.cafferosso.it). in Campo Santa Margherita, magari al sole delle mezze stagioni . Anche qui tramezzini e cicheti validi, e in più prezzi ancora quasi da studenti, incredibilmente. Ma la cosa più furba è infilarsi nel bar della Facoltà di… Ve lo dico un’altra volta.

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